L' IMPORTANZA DELLE ZONE UMIDE, UN ECOSISTEMA DA PRESERVARE


Stagni e paludi nel passato avevano una pessima fama. Infatti erano considerati come luoghi insalubri, regno di una terribile malattia: la malaria. L'unico rimedio per estirparla sembrava essere la bonifica, cioè il prosciugamento di tali luoghi.

di Luciana Rassati

La lotta contro la malaria, dovuta ad un parassita chiamato "plasmodio" inoculato nell'uomo attraverso la puntura di alcuni tipi di zanzare che, trovano nelle "zone umide" il loro habitat preferito, è stata debellata in molti Paesi fra cui l'Italia, con l'uso di alcuni potenti insetticidi, tra questi il ben noto DDT, che si è rivelato un'arma formidabile contro le zanzare.

Purtroppo però, questo insetticida si è rivelato pericoloso per molti animali e per l'uomo stesso, per cui si è dovuto vietarne l'uso. Oggi la "lotta biologica" che consiste nel favorire la diffusione di specie animali che si cibano di zanzare, sembra essere un rimedio efficace. La libellula ad esempio, si presta molto bene allo scopo perché si nutre di larve di zanzara.   

Oggi, insomma, non mancano i mezzi per risanare stagni e paludi, senza bisogno di prosciugarle. La tradizionale "bonifica" in molti casi si è rivelata un errore. Anni fa, in Sicilia fu prosciugato un lago paludoso; ben presto, però, ci si accorse che il clima della zona era peggiorato e che le "gelate" invernali divenivano sempre più frequenti, con gravi danni per le coltivazioni di agrumi. Il lago, infatti, prima della bonifica esercitava una preziosa azione mitigatrice del clima, analoga a quella che ha il mare sulle regioni costiere.

Fenomeni analoghi si sono riscontrati in altre regioni, dove l'uomo ha incautamente prosciugato stagni, torbiere, paludi e bacini naturali. Ma le zone umide vanno difese non soltanto per le gravi ripercussioni che la loro bonifica può avere sul clima. Costituiscono infatti, un ecosistema di enorme interesse biologico per la varietà degli organismi da cui sono popolate. Molte specie sia animali che vegetali hanno stabilito in questi luoghi il loro unico habitat, sono il luogo di sosta di molti uccelli migratori come le gru, che vi si fermano per rimettersi in forze prima di riprendere i loro lunghi viaggi: se si togliessero loro queste zone di riposo, anche questi sarebbero condannati all' estinzione. 

L'aspetto più caratteristico di questo ambiente è costituito dalla vegetazione che invade completamente le acque, inoltre, questi habitat sono hotspot di biodiversità: tra gli uccelli a rischio di estinzione, ad esempio, 146 specie dipendono dalle zone umide, senza contare le specie di anfibi, rettili, pesci e insetti e altri invertebrati che dipendono da questi ambienti. L'uomo ha cancellato dalla Terra molte zone umide, ma, paradossalmente, ne ha anche create di nuove, come, per citarne una ad esempio, la risaia che è per l'appunto una palude artificiale che ospita molte specie animali e vegetali (oltre il riso alla cui coltivazione è destinata). 

Le emergenze ribadite anche dal Piano Strategico della Convenzione di Ramsar (firmata a Ramsar, in Iran, il 2 febbraio 1971) per il periodo 2016-2024, sono il recupero delle zone umide degradate, in particolare di torbiere e piccole zone umide maggiormente sottoposte ai cambiamenti climatici, la conversione dell'agricoltura verso la sostenibilità, la valutazione dei servizi ecosistemici delle zone umide, l'aggiornamento degli inventari delle zone umide ed il loro monitoraggio, per valutare gli effetti dei cambiamenti climatici e delle attività quali l'agricoltura intensiva e la perdita e degrado degli habitat. Le zone umide d'importanza internazionale riconosciute ed inserite nell'elenco della Convenzione di Ramsar per l'Italia sono ad oggi 57, distribuite in 15 Regioni, per un totale di 73.982 ettari.




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