Intolleranze alimentari, ne soffre un italiano su quattro. Come prevenirle



Le cause della sintomatologia associata alle intolleranze possono essere legate a predisposizioni ereditarie o anche a fattori quali ad esempio, una dieta poco equilibrata, lo stress, alcune tipologie di malattie o un’alterazione della flora batterica intestinale.


di Giovanni Abruzzo


Un senso di gonfiore all’addome specie dopo pranzo, difficoltà a digerire, stress.
Sono questi i segnali che si notano quando il nostro rapporto con il cibo diventa un
problema. Secondo le statistiche però un italiano su quattro è convinto di essere
intollerante a qualcosa e spesso intraprende senza alcun motivo una dieta restrittiva.
Con il risultato che il problema non solo non si risolve, ma può addirittura
peggiorare, con l’aggravamento di altre problematiche dovute a una dieta non
bilanciata.

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Paoletta Preatoni, gastroenterologa
dell’Humanitas di Milano. Privarsi di intere categorie di alimenti, per via di una
sospetta intolleranza che non è mai stata diagnosticata porta a carenze di vitamine o
altri micronutrienti che, nelle forme più severe, possono sfociare in anemia, fragilità
ossea, atrofie muscolari e altri problemi fisici. La disinformazione porta però le persone
a prendere di mira determinati alimenti, che vengono così totalmente esclusi
dalla dieta. “Diagnosticare le intolleranze è esclusivo compito del medico – afferma
la dottoressa Preatoni -, spiegando che come negli ultimi anni sia cresciuto un
pericoloso fai da te in questo settore -: i sintomi infatti possono variare da persona a
persona e devono quindi essere chiariti da ben precisi test diagnostici. 

E’ importante innanzitutto distinguere le intolleranze da celiachia dalle allergie – tiene a
sottolineare la dottoressa -. In queste ultime, infatti, il sistema immunitario scambia
una sostanza del tutto innocua per un pericoloso aggressore, stimolando la
produzione di specifici anticorpi, le immunoglobuline soprattutto della classe IgA per
la celiachia e IgE per le allergie, allo scopo di neutralizzarla”.

Nelle intolleranze invece il meccanismo è differente: le difese immunitarie non vengono 
coinvolte ma è il corpo a manifestare un’ipersensibilità verso un alimento, di solito per la
mancanza o la scarsità di alcuni enzimi digestivi. Si va da reazioni cutanee come prurito o 
gonfiore a disturbi gastrointestinali come nausea, diarrea, stipsi e coliche gassose. Ma
anche crampi, affaticamento cronico, mal di testa e infezioni ricorrenti alla vescica.



Tra i disturbi più diffusi vi è l’intolleranza al lattosio. Ne soffre il 56% degli italiani e il problema è la difficoltà del corpo a metabolizzare gli zuccheri del latte. Il rimedio è bere latte senza lattosio, mentre di solito sono ben tollerati yogurt e formaggi
stagionati. La diagnosi si fa attraverso il “breath test”, un esame non invasivo che analizza un campione di aria aspirata dal soggetto.




Altro disturbo non secondario è l’intolleranza al glutine, una sostanza proteica che si trova all’interno del frumento.


In alcune persone, geneticamente predisposte, il glutine scatena una reazione avversa, procurando una infiammazione cronica della mucosa intestinale. Per la diagnosi gli unici affidabili sono i test sierologici che analizzano il sangue per rintracciare la presenza di anticorpi specifici della malattia.
“E’ importante la diagnosi di questa malattia non solo perché provoca disturbi piuttosto ingenti – ha spiegato la dottoressa – ma anche perché il consumo di glutine da parte dei soggetti che non lo tollerano alla lunga porta ad un malassorbimento di vitamine e nutrienti essenziali all’organismo”. 

D’altro canto è essenziale che, prima di eliminare il glutine, ci sia una precisa diagnosi da
parte di uno specialista. Scegliere prodotti gluten-free, anche da parte di soggetti sani è 
infatti errato e contrario ai principi della sana alimentazione.
Questi prodotti sono infatti spesso deprivati di molti nutrienti e sono più ricchi di grassi.

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